Malattia di Peyronie
La “Malattia di Peyronie” fu descritta per la prima volta nella prima metà del Settecento dall’omonimo chirurgo francese. Oggi si stima che ad esserne colpita sia il 5% della popolazione maschile globale. Tale patologia si verifica a carico del pene e consiste nella formazione innaturale di una placca di tipo fibrotico-cicatriziale in corrispondenza della tonaca albuginea. Queste formazioni irrigidiscono i corpi cavernosi facendo perdere elasticità all’intera zona. Le conseguenze sono: difficoltà nel raggiungere l’erezione e una condizione clinica definita pene curvo.
La principale causa dell’insorgere della malattia di Peyronie è rappresentata dai traumi, siano essi causati da incidenti fortuiti oppure occorsi durante l’atto sessuale. Tale patologia può essere trattata farmacologicamente nei casi più lievi, mentre nei casi più severi è indispensabile la chirurgia.
Funzionamento e anatomia
Corpo, testa e prepuzio: sono le tre parti in cui viene suddiviso in anatomia il pene. Di forma cilindrica. L’organo riproduttivo maschile trova spazio fra perineo e pube.
Il prepuzio è quella parte di pelle che funge da rivestimento della testa del pene chiamata glande o balano.
La testa è la parte finale del membro maschile caratterizzata da una forma conica (glande o balano) sulla cui sommità appare un orifizio, l’uretra dal quale fuoriescono i liquidi (urina e sperma). Dalla parte opposta dell’orifizio il glande presenta una circolarità in rilievo, si tratta di una zona chiamata corona.
Il corpo del pene ha al suo interno tre strutture: nella parte superiore si trovano due corpi cavernosi in cui passano altrettante arterie, mentre nella parte posteriore vi è il corpo spongioso all’interno del quale passa l’uretra. Alla base del corpo del pene c’è lo scroto nel quale si trovano i testicoli.
I Corpi cavernosi: protagonisti dell’erezione
Come abbiamo visto poc’anzi all’interno in ognuno dei due corpi cavernosi passa un’arteria che prende il nome anch’essa di cavernosa. Tali arterie sono protette dalla tonaca albuginea ovvero un tessuto elastico di tipo connettivo. È il sangue arterioso che riempiendo i corpi cavernosi provoca l’erezione.
Cos’è la malattia di Peyronie?
Adulti in età matura è questa la categoria più colpita. Nella fascia tra i 50 e i 70 anni sarebbe il 7% della popolazione maschile ad esserne interessata. Ma di cosa si tratta nello specifico?
Il secondo nome con cui è conosciuta tale patologia è Induratio penis plastica, abbreviata in IPP. L’etimologia delle parole descrive la condizione patologica, il nome latino può essere tradotto in indurimento plastico del pene. L’IPP ha infatti come risultanza la perdita di elasticità del tessuto interno del membro che rimane così costretto ad una forma anatomica anomala.
A provocare la perdita di elasticità è la comparsa di tessuto fibroso-cicatriziale in corrispondenza della tonaca albuginea. Effetto collaterale è la condizione di pene curvo. In medicina un membro maschile risulta curvo se durante l’erezione presenta una notevole piega nella direzione. Esso può tendere a destra, a sinistra, verso l’alto o verso il basso. Questa condizione è associata a intenso dolore durante i rapporti sessuali.
La medicina moderna non ha ancora isolato la causa della formazione della placca fibrotica all’interno dei corpi cavernosi, ma sembra che esista una correlazione fra Malattia di Peyronie ed eventi di tipo traumatico.
Origine della IPP
- Origine traumatica: uno o una serie di traumi a carico dell’apparato genitale maschile potrebbero portare al formarsi della placca fibrosa-cicatriziale. Nella categoria dei traumi rientrano sia gli incidenti sportivi, stradali infortuni sul lavoro, sia i traumi avvenuti durante rapporti sessuali.
- Origine non traumatica: la possibilità che vi sia una comparsa di tessuto fibroso-cicatriziale anche in assenza di traumi deve essere presa in considerazione a fronte della casistica che vede lo sviluppo della malattia anche in pazienti che non hanno subito traumi al pene.
Fattori di rischio
Vi sono alcuni fattori che, secondo i ricercatori, potrebbero favorire l’insorgenza della Malattia di Peyronie:
Anzianità: nelle persone anziane si è notata una certa predisposizione alla formazione di placche nel tessuto connettivale dei corpi cavernosi, sia essa spontanea che di origine traumatica.
Chirugia della prostata: recenti studi avrebbero rilevato un’incidenza significativa della presenza della malattia in soggetti sottoposti ad interventi chirurgici alla prostata. Si tratta tuttavia di un dato che deve ancora trovare conferma. Così come ancora sottoposto a studio è la relazione che intercorre fra malattia di Peyronie e fumo di sigaretta.
Malattie del tessuto connettivo: soggetti con difformità del tessuto connettivo sono più esposte alla IPP. Per esempio, i soggetti con morbo di Dupuytren (o contrattura di Dupuytren) nel corso della loro esistenza hanno probabilità molto alte di contrarre anche la malattia di Peyronie.
L’ereditarietà: Esisterebbe un nesso fra IPP ed ereditarietà è quanto emerso dallo studio di alcune storie cliniche in cui la malattia era ricorrente nei maschi della stessa famiglia.
Segni visibili della malattia di Peyronie
Diagnosticare la malattia è semplice anche ad un sommario esame visivo. Le due caratteristiche più palesi della comparsa della malattia sono il pene curvo e la presenza, sul corpo del membro, di un rigonfiamento percepibile al tatto e talvolta anche all’occhio. Ciò che si può toccare è la placca di tessuto fibroso-cicatriziale: la sensazione che si avverte è un ispessimento rigido o, nei casi più severi, un vero e proprio ammasso denso. Il pene curvo appare invece più evidente durante l’erezione. È in questo stato infatti che il membro maschile presenta un’inclinazione anormale che può essere orientata verso destra, verso sinistra, verso l’alto o verso il basso.
Disfunzione erettile e ridimensionamento del pene
Fra gli effetti collaterali della malattia di Peyronie vi sono la disfunzione erettile e il ridimensionamento del pene. L’erezione infatti è spesso associata al dolore, una condizione che nei casi più gravi si verifica anche quando il pene è floscio. Ad incidere sul livello di dolorabilità sono sia la grandezza della placca sia l’esatta ubicazione della stessa. I soggetti interessati dalla malattia hanno inoltre difficoltà a mantenere l’erezione costante, una condizione questa che influenza negativamente la vita sessuale.
Esiste inoltre un ulteriore problema legato alla IPP ovvero la perdita di volume del pene durante l’erezione. Questo accade perché, come abbiamo precedentemente visto la malattia di Peyronie rende rigidi i tessuti del pene ripercuotendosi anche sulla vascolarizzazione dei corpi cavernosi. Un pene meno irrorato sarà anche meno grosso.
Come evolve la IPP
La curvatura del pene non sarà progressiva, ma tenderà a stabilizzarsi assieme al consolidamento della placca di tessuto fibroso-cicatriziale caratteristico della IPP. Tale arresto nella sintomatologia coincide solitamente anche con la cessazione del dolore che dopo circa uno /due anni dalla comparsa svanisce (nonostante la malattia di Peyronie permanga). Nonostante i sintomi interrompano la loro crescita una reversibilità totale e spontanea è un’opzione remota. Sono estremamente rari i casi ad esempio in cui la curvatura del pene sia migliorata senza alcun intervento.
Disfunzione erettile, curvatura anomala del membro e dolore sono segnali che richiedono un consulto medico sempre.
Complicazioni della malattia di Peyronie
In questo tipo di patologia bisogna considerare due aspetti: quello fisico e quello psicologico. A creare maggiori disagi in questo senso è la disfunzione erettile come conseguenza della malattia di Peyronie. L’impossibilità di ottenere, o comunque di mantenere per lungo tempo un’erezione, si ripercuote sulla qualità dei rapporti sessuali e sulla possibilità di avere figli, situazioni che possono provocare in chi le vive un forte stato di depressione e uno stato ansioso da prestazione.
Di seguito viene riportato un elenco delle maggiori complicanze legate alla malattia di Peyronie:
- Disfunzione erettile
- Ansia da prestazione e possibile stato depressivo legato alla disfunzione erettile
- Difficoltà nella riproduzione
- Vita sessuale non soddisfacente (a causa della difficoltà erettile)
Diagnosi della malattia di Peyronie
Si è visto in precedenza che tale stato clinico è facilmente diagnosticabile poiché i sintomi sono visibili già ad una semplice esame obiettivo. Durante questo tipo di accertamento l’andrologo (medico specializzato nella salute dell’apparato genitale maschile) raccoglie la sintomatologia descritta dal paziente e procederà con una palpazione del pene per individuare dove è localizzato l’ammasso di tessuto fibroso e cicatriziale. Inoltre il medico misurerà il membro in erezione chiedendo al paziente di fare lo stesso nel corso dei mesi che verranno. Questo servirà a delineare un quadro sul ridimensionamento del membro causato dalla patologia e sulla progressione di quest’ultima.
L’andrologo potrebbe infine considerare utile un’ecografia del pene. L’immagine ecografica aiuta ad accertare con chiarezza dove si sia formato l’ispessimento fibroso e risulta efficace anche per vedere in quale specifico punto il sangue venoso che dovrebbe affluire dalle arterie al corpo cavernoso risulti interrotto.
Generalmente per monitorare il decorso della malattia di Peyronie è utile tenere una testimonianza fotografica periodica immortalando il membro in erezione così da poter notare i cambiamenti nella sua struttura.
Trattamento della malattia di Peyronie
Le variabili che l’andrologo considererà prima di procedere con la prescrizione di un trattamento adeguato sono l’accentuazione della curvatura del pene, la stabilizzazione della malattia, l’intensità del dolore provato dal paziente durante l’erezione o durante il rapporto sessuale, la presenza di disfunzione erettile. Se il soggetto lamenta sintomi giudicati lievi, l’andrologo potrebbe procedere prescrivendo dei farmaci. Una curvatura lievemente percettibile può infatti essere trattata con medicinali che vengono iniettati direttamente nell’organo genitale maschile. Se la condizione è invece severa allora il paziente verrà indirizzato verso la chirurgia.
Malattia di Peyronie: Intervento
La chirurgia ha nel suo arco più frecce adatte a risolvere i fastidiosi e condizionanti effetti collaterali della malattia di Peyronie. Tre sono gli interventi chirurgici attraverso cui raddrizzare il pene curvo.
L’intervento di Nesbit: Si tratta della pratica chirurgica maggiormente eseguita e consiste nella rimozione di un segmento di tunica albuginea nella parte più lunga del pene, ossia dalla parte opposta rispetto alla placca fibrosa cicatriziale. Il chirurgo procede attraverso l’utilizzo di strumenti che ingrandiscono la zona trattata così da preservare i nervi che strutturano il dorso del membro e i vasi che lo mantengono in vita. Due gli aspetti negativi di questa tipologia di intervento: il pene perde parte della sua lunghezza e vi è il rischio di aumentare la disfunzione erettile.
Intervento triplo: questa pratica chirurgica si compone di tre momenti che avvengono in successione e sono: incisione, excisione, trapianto. Nella prima fase si individua la placca di tessuto fibroso cicatriziale e si procede con la sua incisione e successivamente con la sua rimozione. La terza fase prevede la sostituzione della parte appena prelevata con un innesto che può essere di pelle umana, di pelle animale o un tessuto sontetico. È un intervento che per la sua complessità è riservato solo ai casi più gravi di curvatura del pene.
Protesi: le protesi peniene sono di diverso tipo, esistono le note “pompe idrauliche” ovvero delle protesi in grado di riprodurre la fisiologia del pene sostituendo ai fluidi acqua, ma hanno un’ottima resa anche quelle formate da materiale la cui consistenza semi rigida serve a sostituire il tessuto molle del membro impedendogli così di assumere curvature eccessive.
La condizione psicologica del soggetto affetto da malattia di Peyronie. L’accentuazione della curvatura del pene e grandezza e localizzazione della placca sono i tre fattori che il chirurgo prenderà in considerazione per individuare quale fra i procedimenti chirurgici a sua disposizione sia il migliore per il paziente.
Il soggetto sottoposto ad intervento potrebbe dover passare la notte nella struttura ospedaliera alla quale si è rivolto, se ciò non dovesse essere necessario il paziente potrà fare ritorno già in giornata alla propria quotidianità. È utile considerare che chi si sottopone ad un’operazione di correzione dei sintomi della malattia di Peyronie dovrà astenersi dall’attività sessuale per un periodo che varia dalle quattro alle otto settimane. Qualsiasi sia il tipo di intervento prescelto verrà effettuata anche la circoncisione.
Le operazioni potranno avvenire solo quando la malattia di Peyronie si sia stabilizzata e il pene dunque non rischi di modificare ulteriormente la propria curvatura.